Un disco a tema che il pianista Ali Hirèche ha dedicato alla memoria del suo maestro, Antonio Ruiz-Pipo, scomparso poco più che cinquantenne nel 1997. Pianista (allievo della De Larrocha) ciò è stato anche un compositore di un certo rilievo per la ricca produzione chitarristica onorata dai maggiori interpreti dello strumento.
Meno esposta la produzione pianistica che possiamo ora ascoltare in questa prima registrazione mondiale: Variaciones sobre un tema popular catalàn, Variaciones sobra un tema popular gallego e le sette Ventadas nei mesi precedenti la morte.
Si tratta di una musica finemente cesellata, al tempo stesso spoglia, nel senso di un’espressività ricercata nella nota, nella predilezione per il piccolo formato in cui la riflessione sul linguaggio si fa più pregnante. E’, appunto, lo spirito che guida questa raffinata compilazione, quello che si sottrae al colorismo più convenzionale della tradizione spagnola, per svelare un’altra Spagna, quel fondo malinconico che cela una più segreta tragicità, quella del Goya nero. La Spagna evocata da Mompou cui le pagine di Ruiz-Pipo possono essere rapportate; giusto quindi l’accostamento con le Impressiones Intimas, una musica che esclude qualsiasi virtuosità, nel senso più tradizionale, ma che richiede una capacità di introspezione nel cogliere le sottigliezze quasi infinitesimali che variegato il tessuto, procedente per ripetizione piuttosto che per sviluppo e tuttavia animato da un eloquenza segreta, vero e proprio soliloquio a volte, che non esclude certe fragranze di un’armonia delibata nelle sue corde più morbide, a volte trapuntata da pigmenti agri che ne suggellano l’unicità.
Viene in mente l’osservazione di Jankélévitch quando dicevo che Mompou “rivalizza con Chopin nella conoscenza istintiva delle Bonnes Notes”. Può sembrare fuori da questo quadro la fantasia baetica di De Falla con quel suo piano esuberante, rispondente al carattere del suo dedicatario e committente, Arthur Rubenstein, in realtà dietro la sinuosità di una scrittura pianistica che pare evocare le pagine di Albeniz e Granados, affiora una vena più aspra, nell’armonia dissonante come nella crudezza timbrica, come pure una più segreta inclinazione melanconica che lascia intravedere l’altra Spagna.
Ali Hirèche é interprete che piega il suo dominio della tastiera alle ragioni poetiche intrinseche all’originale impaginato di questo gradevolissimo disco; in effetti sempre di un virtuosismo si tratta, nella ricerca più segreta della calibratura del suono, ciò che richiede all’interprete una grande capacità di introspezione nel cogliere le sottigliezze quasi infinitesimali che variano il tessuto.
Di Gian Paolo Minardi
Classic Voice Italia – marzo 2019